Editoriale della Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto sulla Difesa del Popolo
La vita di un uomo o di una donna vale di meno, per la collettività, quando arriva la vecchiaia? E quando è solo?
Non si può sfuggire a queste domande e alle loro conseguenze, anche in tempi di ristrettezze economiche per il welfare.
Ecco perché è importante tenere fermo il principio di solidarietà che è presupposto di una società autenticamente democratica e attenta alla dignità dell’uomo, garantendo risorse e impegno del settore pubblico.
Ma anche percorrendo strade innovative, per trovare un equilibrio positivo tra le risorse limitate e la crescita di un fenomeno che chiede risposta e che è destinato ad assumere rilevanza crescente, considerato l’andamento demografico del nostro Paese.
Di fronte a uno scenario di questo tipo, è evidente, servono risposte nuove in termini di welfare: risposte non basate sull’assistenzialismo, che puntino sull’integrazione dei servizi e scommettano sul valore relazionale che può fornire il volontariato, per rigenerare, potenziare e attivare le risorse delle stesse comunità puntando sul ruolo dell’assistente sociale come “facilitatore di reti”. Risposte che hanno in genere costi nettamente inferiori rispetto alla residenzialità, ovvero all’inserimento in casa di riposo.
L’Ordine degli assistenti sociali del Veneto ha individuato alcune buone prassi nel territorio regionale, esperienze caratterizzate da un approccio che ci pare generativo. A Padova è il caso della percorso portato avanti dall’associazione Anziani a casa propria, che ha trasformato in realtà un sogno nato anni fa: con una delibera di giunta approvata lo scorso autunno (Dgr 1487/17) la Regione Veneto ha autorizzato la sperimentazione dell’affido a favore degli anziani. Una modalità che favorisce il coinvolgimento attivo dell’anziano e riduce i costi sociosanitari, dal momento che un affido di supporto o in convivenza costa meno della metà di una normale retta di una casa di risposo.
Sono trenta gli affidi attualmente attivi nelle diverse modalità: piccolo affido, affido di supporto, affido in convivenza o affido in convivenza temporanea, in base alle esigenze dell’anziano. Fra i molti progetti che il Comune dedica alla terza età, il nuovo servizio Informanziani che prevede la presenza della figura di un assistente sociale allo sportello. Fra i suoi obiettivi, anche il potenziamento del lavoro di rete con le realtà del terzo settore che si occupano di anziani fino all’attivazione di proposte che puntano sull’incontro fra generazioni. Quest’anno dopo un lungo stop è stato riattivato il tavolo territoriale che mette in connessione tutte le realtà che si occupano di terza età per “progettare” in modo nuovo i servizi. Riteniamo sia importante “mettersi in ascolto” di esperienze come queste, che superano i modelli assistenzialistici e possono indicarci strade nuove.