Sono un’Assistente sociale che lavora da anni nei Servizi sociali con famiglie e minori.

Oggi ho avuto la prova che anche in questi tempi difficili dove le vite di tutti noi sembrano essere momentaneamente sospese, c’è sempre l’opportunità di fare la differenza.

Chiara è una ragazzina di 14 anni, nigeriana di origini e italiana di seconda generazione.

E’ la maggiore di tre fratelli e per lei a settembre 2020 iniziare le scuole superiori rappresentava la grande possibilità: uscire dal paese, sperimentarsi nel capoluogo di provincia, mettere alla prova se stessa in quella scuola da lei scelta nonostante tutto anche contro il parere dei genitori. Il primo giorno gli insegnanti hanno detto che sembrava un pulcino fuori dal nido ma ha dimostrato fin da subito la caparbietà di provare a volare. Chiara va a scuola al mattino e al pomeriggio una volta a settimana frequenta il servizio educativo finanziato dal Comune di residenza. Studia, si impegna, le piace. A scuola ci vuole andare e basta.

Ma ad ottobre è ritornato il COVID e con lui la DAD; così la scuola è diventata una esperienza che va un po’ a singhiozzo come la connessione WIFI.

Per Chiara che presenta una lieve disabilità, la scuola, nonostante le chiusure imposte dalla pandemia, garantisce tre giorni in presenza. Perciò insegnanti, direzione didattica, operatori dei servizi si coordinano e attivano per incastrare trasporto, sedi, orari e attività ma quando tutto sembra pronto non c’è più il suo autobus che la porta direttamente davanti alla scuola. Causa pandemia il trasporto pubblico ha riorganizzato le linee prevedendo un percorso diverso e più lungo.

La famiglia non ha l’auto e così Chiara resta a casa. I genitori hanno anche paura: tutte le sere alla TV parlano del coronavirus, di morti e contagi.

L’educatrice del doposcuola che conosce Chiara fin da quando era piccola e sa quanto significhi per lei fare il Liceo Artistico, si mette con lei a tavolino e fermata dopo fermata studia il nuovo tragitto. Bisogna alzarsi prima, ci sono 3 cambi da fare e 20 minuti in più di autobus ma è fattibile.

Nel frattempo l’Assistente sociale chiama mamma e papà per dire che Chiara può farcela, che è importante che vada a scuola, che i professori la stanno aspettando. Hanno sentito anche il medico di famiglia che li ha rassicurati. Dopo queste telefonate anche loro sembrano più tranquilli: in fondo si fidano dei Servizi, si lasciano guidare.

Oggi al telefono l’educatrice Elisabetta mi dice che la responsabile dei Servizi sociali del Comune di Chiara, è disponibile ad accompagnare la ragazza alle 7.30 di mattina alla nuova fermata dell’autobus per incoraggiarla. Mi dice che voleva avere il mio parere se si può fare perché a lei questo non costa nulla.

Rimango felicemente sorpresa, quasi meravigliata e penso: “Certo forse quel gesto non le costa nulla, è sulla strada per il lavoro, ma quanto vale?” Non costerà in termini economici ma quanto vale per Chiara che si sente protetta e sostenuta nel suo viaggio, e non solo verso la scuola. Quanto vale per la rete dei servizi (unità operativa tutela minori, cooperativa sociale, servizi sociali e sanitari) che quando condividono con passione gli obiettivi di intervento, ricevono linfa vitale?

Quanto vale per la credibilità generale del servizio pubblico il lavoro di coordinamento messo in moto per la situazione di Chiara? Le rispondo che non serve certo il mio avvallo e sorridendo penso che mi piace avere a che fare con questa tipologia di dirigenti!

La buona notizia è che il servizio pubblico è fatto di persone e quando queste persone oltre al ruolo professionale ci mettono l’ investimento umano e personale, si lascia traccia e nulla va perduto.

A questo punto e nonostante tutto siamo pronti perché Chiara torni a scuola e facciamo tutti il tifo per lei!

 

 

Monica Ciman