Dal 1° dicembre le famiglie in povertà assoluta possono far richiesta del reddito di inclusione sociale al comune di residenza. Il 20 per cento del fondo del Rei è destinato al rafforzamento dei servizi sociali per progetti di inclusione sociale e lavorativa

Reddito di inclusione sociale (Rei), è questo il nome del nuovo strumento di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale che i cittadini possono richiedere dal 1° dicembre nei propri comuni di residenza. La misura, che prende il posto del sostegno all’inclusione attiva (Sia) e dell’assegno di disoccupazione (Asdi), si compone di due parti: un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (carta Rei) e un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa, predisposto sotto la regia dei servizi sociali del comune, che ha l’obiettivo di far superare la condizione di povertà alle persone coinvolte.

«La legge – spiega Mirella Zambello, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Veneto – prevede che il 20 per cento del fondo Rei sia destinato al rafforzamento dei servizi sociali e la manovra di bilancio, in approvazione, programma anche la deroga al blocco del turn over per le assunzioni. Questo è un elemento importante che servirà ai comuni per pianificare nuove assunzioni di assistenti sociali, necessarie per attivare percorsi adatti alle molteplici situazioni che si presenteranno e per creare un’effettiva uscita dalla situazione di indigenza dei beneficiari della nuova misura».

Da gennaio a giugno 2018 a beneficiare della misura saranno le famiglie con un reddito Isee uguale o inferiore ai 6 mila euro e un reddito reale disponibile pro capite (Isree) uguale o inferiore ai 3 mila euro, purché appartenenti a una di queste categorie di nuclei familiari: con almeno un figlio minorenne; con un figlio con disabilità; con una donna in stato di gravidanza e con una persona di 55 anni o più in condizione di disoccupazione.
Invece da luglio, se l’emendamento alla legge di stabilità che rafforza il fondo per i prossimi anni sarà confermato dal voto finale, il Rei diventerà una misura universale (i soli criteri da applicare per l’accesso alla misura saranno quelli economici) con una dotazione complessiva di 2 miliardi nel 2018, di 2,5 miliardi nel 2019 e di 2,7 miliardi dal 2020 in poi.

«Le situazioni di bisogno – prosegue Zambello – possono nascere da vicende contingenti, come la perdita improvvisa del lavoro, una nuova forma di povertà, oppure da fragilità personali che provocano o accentuano la situazione di disagio economico. Per questo il compito dell’assistente sociale, nell’elaborazione dei progetti, è di creare delle reti con i servizi del territorio al fine di sviluppare un percorso quanto più completo possibile per far uscire dalla situazione di marginalità i beneficiari della misura».

Nel 2016 in Veneto, secondo i dati presentati dalla fondazione Zancan durante il convegno “Valorizzando la capacità delle persone: il Rei – nuova misura di contrasto alla povertà” che si è tenuto il 30 novembre a Padova all’istituto don Bosco, sono più di 270 mila le persone in condizione di povertà assoluta in Veneto. Dal convegno sono emersi, anche, i dati regionali del Sia, la misura contro la povertà entrata in vigore nel 2016 che ha consentito un primo rodaggio della gestione e l’attivazione di nuove assunzioni di assistenti sociali dedicati. Le domande Sia presentate a Vicenza sono state 752 e di queste 344 sono state accolte; a Padova sono state 600 e 245 si sono tradotte in progetti individualizzati e a Verona 1.120 e ne sono state accolte 350.