L’assessora all’Istruzione in Consiglio regionale: «Per avere speranza di educarli». Botta e risposta con Sinigaglia. Più Irpef per finanziare il sociale, no dell’Aula al Pd
VENEZIA. «Se si vuole avere qualche speranza che vengano educati, bisogna togliere i bambini dagli 0 ai 6 anni ai genitori rom e sinti». In Consiglio regionale, ieri, parole chocdell’assessora all’istruzione Elena Donazzan come osservazione a un emendamento del consigliere Claudio Sinigaglia del Pd che ha proposto di sostenere l’inserimento scolastico dei bambini Rom e Sinti: «Se un italiano si comportasse così con i propri figli, un assistente sociale glieli toglierebbe subito» ha spiegato l’assessore, facendo capire che è d’accordo sul principio di educare, ma che la situazione per com’è ora non lo permette.
Sinigaglia ha replicato: «Perché non si possono aiutare questi bambini come fanno altri Comuni, magari con un mediatore culturale? Non si possono togliere i bambini ai genitori, nessun magistrato lo farebbe».
Il botta e risposta è stato solo l’ultimo di una giornata di continui punzecchiamenti. Ieri il consiglio regionale si è infatti riunito a Palazzo Ferro Fini per iniziare la votazione degli emendamenti del Defr (Documento di Economia e Finanza Regionale) 2018-2020, approvato.
L’argomento che ha tenuto banco tutto il giorno è stata la proposta (bocciata), fatta da Piero Ruzzante del Gruppo Misto e dal Pd, di aumentare l’aliquota dell’addizionale regionale Irpef a chi ha un reddito superiore ai 75 mila euro per utilizzare il ricavo di 49 milioni all’anno per le fasce più deboli.
Né la maggioranza, né il Movimento Cinque Stelle ha votato a favore dei consiglieri che avrebbero voluto tassare il 2% dei veneti (63 mila) per ridurre le rette dell’asilo nido, aggiungere borse di studio universitarie, dare un contributo di riduzione per l’affitto, ridurre gli abbonamenti dei trasporti per gli studenti, aiutare l’assistenza agli anziani.
Ruzzante e Pd hanno puntato sull’articolo 53 della Costituzione (tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche), sul fatto che in tutte le altre Regioni anche leghiste è stata fatta questa manovra, che ci sono due milioni di veneti che hanno un reddito inferiore a 28 mila euro all’anno, ma soprattutto hanno ricordato come lo scorso marzo per la Pedemontana la tassa ai veneti sarebbe stata messa senza tanti problemi dalla maggioranza, pur di raggiungere i 300 milioni (poi trovati dai tagli ad altri servizi): «Avreste tassato chi ha un reddito superiore ai 28 mila euro e non volete tassare chi lo ha superiore a 75 mila?» hanno chiesto più volte Ruzzante, Fracasso, Zanoni e Guarda.
La nostra è una battaglia di civiltà» ha aggiunto Pigozzo «Se non investiamo nella famiglia non abbiamo futuro». Immediato l’attacco della maggioranza che ha replicato che non si devono tassare i veneti, che chi ha un reddito così alto paga già troppe tasse, che non è giusto mandare sempre i soldi a Roma e che se ci fosse l’autonomia i soldi rimarrebbero nella Regione: «Basta con questa storia di aumentare le tasse quando sappiamo che non tornano» ha detto Stefano Valdegamberi del Gruppo Misto. «Perché dobbiamo sempre pagare di più e prendere di meno? Perché punire chi già paga? Questa addizionale sarebbe un messaggio di arresa dopo il voto del Referendum». Dello stesso parere Antonio Guadagnini e Stefano Casali, mentre Sergio Berlato ha attaccato la sinistra per l’idea di famiglia: «Per noi è solo quella formata da uomo e donna.
La discussione è stata accesa, tanto che Sinigaglia ha chiesto la presenza del governatore e di sospendere il consiglio. È stato approvato all’unanimità invece un emendamento sul riutilizzo dei beni confiscati alla mafia.