ln queste settimane è ripreso con nuova intensità il dibattito sui diritti dei bambini e delle bambine nati in famiglie omogenitoriali.

Attualmente, ancora, si rileva un vuoto normativo per i figli di coppie omosessuali in merito all’iscrizione anagrafica dei minori da parte di entrambi i genitori, situazione che non garantisce una omogenea organizzazione sul territorio e delega spesso alle sensibilità dei giudici o delle amministrazioni locali la definizione delle procedure. Ciò comporta una grande incertezza per questi bambini che rischiano di ricevere un trattamento ingiustificatamente diverso rispetto ai minori nati da coppie eterosessuali, in particolare nel riconoscimento e garanzia del diritto alla bigenitorialità, soprattutto nei riguardi del genitore non biologico.

Nel workshop “Famiglie”, organizzato dal CNOAS durante gli Stati Generali degli Assistenti sociali per i 30 anni della professione, abbiamo incontrato, ascoltato e partecipato al racconto di Alessia Crocini, Presidente Nazionale dell’Associazione Famiglie Arcobaleno. Alessia ci ha raccontato il lungo e spesso incerto percorso della Step child adoption, unico strumento attualmente attivabile per il riconoscimento di un figlio da parte del componente della coppia non biologicamente legato al figlio, raccontando la sua esperienza diretta ma anche tante storie raccolte nel corso degli anni di bambini e famiglie che hanno investito risorse ed energie affinché i loro legami potessero essere riconosciuti e tutelati dall’ordinamento. Questo confronto ci ha ricordato l’importanza dell’incontro e della relazione tra l’assistente sociale e le famiglie omogenitoriali che intraprendono il percorso, stimolandoci a riflettere sull’idea di famiglia che ognuno di noi ha interiorizzato e su come confrontarci nel nostro agire professionale per accompagnare nel modo migliore questi percorsi.

Il contesto sociale attuale ha visto l’evoluzione dell’istituzione familiare verso realtà sempre più variegate che impongono di parlare di famiglie rigorosamente al plurale. Il Nuovo Codice deontologico dell’assistente sociale introduce un’importante modifica al termine singolare “famiglia”, sostituendola con il plurale “famiglie”, allo scopo di riconoscere le diverse e molteplici forme in cui nella nostra società si esprime questo gruppo sociale, un nucleo fondamentale che influisce profondamente sullo sviluppo e sul benessere di ogni individuo e che per funzionare e adempiere al proprio scopo di cura e crescita ha bisogno di stabilità e di certezze, anche dal punto di vista del riconoscimento giuridico ed amministrativo. Sempre il Codice ci richiama al ruolo politico e sociale della professione, sollecitando i professionisti a mettere in atto azioni volte a favorire e sostenere le persone nell’esercizio dei loro diritti e a contrastare le forme di discriminazione.

Il Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto ritiene fondamentale che ad ogni bambino venga garantita la continuità educativa ed affettiva con le figure genitoriali e, nel rispetto dei principi della professione, promuove ogni azione sociale e politica volta a garantire l’uguaglianza e il rispetto di tutte le forme di famiglia, alla tutela dei rapporti di genitorialità sociale e all’esercizio dei diritti dei minori nati in famiglie omogenitoriali.