Riceviamo e condividiamo con piacere questa lettera arrivata da una collega da poco in pensione, ricca di riflessioni e di spunti. Per chi fosse eventualmente interessato o volesse approfondire, la collega ha lasciato i suoi contatti (scrivere a: segreteria@assistentisociali.veneto.it)
Buongiorno a tutti i colleghi Assistenti Sociali
Dallo scorso anno sono in pensione e con il 31 dicembre 2022 ho lasciato questo Ordine.
Dopo una lunga esperienza di lavoro nei servizi per la disabilità dell’AULSS, durante la quale ho sempre cercato di allargare la visuale dell’intervento dal soggetto al contesto in cui era inserito, ho maturato alcune riflessioni sulla figura professionale dell’Assistente Sociale che vorrei condividere con voi.
Lo scenario che abbiamo davanti ai nostri occhi in questi anni e la velocità con cui si susseguono gli eventi sociali, politi, economici, sanitari, tecnologici.
Ritengo quindi importante, più che incentivare la progettualità di prestazioni sociali di cui una parte può essere assegnata a competenti operatori di Front Office, allargare il nostro sguardo andando oltre, con una inversione di marcia: noi siamo agenti di cambiamento che affiancano il processo di evoluzione.
L’attuale progressione tecnologica ci sfila da sotto gli occhi “la relazione” parolona grossa sulla quale abbiamo investito tutta la nostra professione.
Su spazi di vita sempre più stretti, come possiamo chiedere disponibilità e accoglienza?
Pertanto ritengo importante sottolineare, a mio avviso, che Architetti e Ingegneri dovrebbero avvalersi della collaborazione professionale di Assistenti Sociali che in tale ambito possono fare la differenza.
Siamo specialisti del contesto, non solo familiare, ma anche di un contesto allargato, inteso come ambiente di casa, di verde, di alberi, di terra, di spazi in cui muoversi, di ossigeno da respirare: valori che creano altrettante e sempre nuove strategie di relazione e che lentamente vengono tolti dalla nostra visuale, ma in contempo si ritorcono contro il bene comune inteso come benessere di vita.
Mi sembra importante che il percorso di formazione continua degli Assistenti Sociali debba tener conto di questi argomenti, presentando ai colleghi delle possibilità di riflessione comune con queste altre professionalità coinvolte nel cambiamento sociale, per porre degli obiettivi in cui sia compreso il pieno sviluppo di tutte le soggettività, anche le più svantaggiate come metro di misura dello sviluppo di tutta la società.
Contemporaneamente sarebbe importante promuovere collaborazioni con studiosi e ricercatori universitari su una nuova figura più complessa di Assistente Sociale, molto distante dalla dispensatrice di prestazioni.
Auguro che questo “tema” venga preso in considerazione ed elaborato.
Disponibile a collaborare per “un pensiero che cambia”
Porgo l’augurio di Buon Lavoro a Tutti
Assistente Sociale: Dott.ssa Maria Teresa Munerati