Padova, 23 giugno 2023

La decisione della Procura di Padova di impugnare 33 atti di nascita di figlie e figli di coppie omogenitoriali e di spezzare un legame ormai suggellato nei primi anni di vita in alcune bambine e bambini, deve spingerci ad aprire un dibattito serio sui diritti dei minorenni”: così l’Ordine degli Psicologi del Veneto e l’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto che, dopo essersi confrontati in questi giorni sui fatti al centro delle cronache, hanno scelto per la prima volta di assumere una posizione congiunta.

Il nodo del riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali chiama in causa infatti sia i professionisti del servizio sociale sia gli psicologi, chiamati a confrontarsi quotidianamente, da diversi punti di vista, con le conseguenze della negazione dei diritti.

Alla posizione dell’Ordine degli assistenti sociali, che per queste ragioni già nel 2022 avevano scelto di aderire formalmente ai Pride promossi in Veneto (scelta poi confermata anche quest’anno) si affianca quella dell’Ordine degli psicologi.

«Il vuoto normativo e gli orientamenti politici dichiarati in tema di gestazione per altri – spiega Mirella Zambello, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali – non devono avere ricadute potenzialmente traumatiche sulle famiglie e specialmente su bambine e bambini, che rischiano di subire discriminazioni e vedere gravemente leso il superiore interesse che hanno come minorenni di vivere serenamente nella propria famiglia, l’unica che abbiano conosciuto. Riteniamo fondamentale che ad ogni bambino venga garantito il riconoscimento legale delle figure genitoriali: per questo dichiariamo la nostra contrarietà rispetto ad una presa di posizione istituzionale che, anziché promuovere, lede i diritti dei bambini, ponendoli in una situazione di discriminazione».

Sulla stessa linea l’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto, che aggiunge la propria preoccupazione in merito alle conseguenze psicologiche per famiglie e minori già coinvolti e per quelle che vivono ora in angosciosa attesa.

«Il benessere psicologico dei bambini e delle bambine – aggiunge il presidente dell’Ordine degli psicologi del Veneto Luca Pezzullo – è un diritto fondamentale, che va tutelato in tutte le realtà familiari. Ogni situazione che metta in discussione la legittimità e stabilità della propria famiglia può generare inevitabile confusione e stress, con potenziali ripercussioni sulla salute mentale dei bambini e anche degli adulti coinvolti.  Il nome e il cognome rappresentano una prima forma di identità stabile che i minori introiettano ed esprimono pronunciando le prime parole. Un cambio di cognome, non voluto e non preparato, non può essere considerato un mero atto burocratico senza conseguenze. Mettere in una situazione di indeterminatezza identitaria che crea grave disagio in una situazione di impotenza e rifiuto, non può che avere ripercussioni psicologiche per gli adulti e a cascata sui figli e le figlie».

«Il benessere e il superiore interesse dei bambini e delle bambine – è la posizione congiunta espressa dai due Ordini – il bisogno di sentirsi saldamente inseriti in un nucleo familiare stabile e a sua volta accettato dal tessuto sociale, non possono essere messi in secondo piano per finalità politiche. Come istituzioni chiamate a garantire il benessere di tutte le persone, specialmente le più vulnerabili/fragili, non possiamo che schierarci a favore della difesa dei diritti fondamentali».

«Il contesto sociale attuale – aggiunge Zambello – ha visto l’evoluzione dell’istituzione familiare verso realtà sempre più variegate che impongono di parlare di famiglie rigorosamente al plurale. Non è solo il codice deontologico dell’assistente sociale a insegnarci l’importanza di parlare di “famiglie” nelle loro diverse e molteplici forme: sono le stesse famiglie a testimoniarlo in modo netto nelle descrizioni che fanno delle relazioni di vita quotidiana tra loro, senza percepire differenze in base al genere dei genitori».

«E anche necessario ribadire ancora una volta – precisa Pezzullo – che per quanto riguarda la natura delle famiglie omogenitoriali, l’ampia letteratura scientifica internazionale disconferma l’idea che i figli di genitori dello stesso sesso possano soffrire di problemi psicologici diversi o maggiori rispetto ai bambini provenienti da famiglie eterogenitoriali; gli studi scientifici in tutto il mondo dimostrano regolarmente che ciò che più conta per lo sviluppo sano di un bambino è la qualità dell’ambiente famigliare, e la presenza di genitori affettuosi e responsabili, indipendentemente dal loro orientamento sessuale»

«È nostro dovere professionale – concludono i due Presidenti – promuovere un contesto di accettazione e rispetto per tutte le forme di famiglia: un approccio inclusivo e rispettoso è generatore di salute emotiva e di benessere sociale.»